Le valutazioni nazionali e internazionali delle competenze (in matematica e applicazione della matematica) degli alunni

(Barbara Mallarino, Domingo Paola, Nadia Zamboni)

Documento introduttivo
Altri allegati
Relazione di Nadia Zamboni
Relazione di Barbara Mallarino
Relazione di Domingo Paola
Intervento di Paolo Boero:
vedi la video-registrazione
Intervento di Paolo Fasce
La video-registrazione della riunione

Documento introduttivo in vista dell'incontro del 16 maggio pomeriggio.

Il documento è articolato in paragrafi numerati in modo da facilitare i riferimenti a chi volesse intervenire.  I temi sono solo accennati; verranno approfonditi ed esemplificati nel corso dell'incontro, anche sulla base degli eventuali interventi messi in rete.
   Cercheremo di mettere in luce sia i punti di forza che quelli critici degli strumenti valutativi a livello nazionale o internazionale. Faremo lo stesso, in breve, anche per i vari strumenti valutativi al livello delle singole classi, mettendo a confronto diversi obiettivi e possibili rapporti tra i due tipi di valutazione.

[1]  Le funzioni della valutazione nella scuola sono molteplici. Si va dal controllo, certificazione e comparazione dei livelli di apprendimento alla promozione di competenze e atteggiamenti positivi nei confronti dei processi di insegnamento-apprendimento. Ogni soggetto che valuta esercita, più o meno esplicitamente, diversi ruoli e funzioni.
   Per esempio, il ruolo delle valutazioni standardizzate, sia nazionali che internazionali, è essenzialmente quello di controllare, certificare e comparare livelli di apprendimento, ma, inevitabilmente, esse generano sollecitazioni considerevoli nel sistema scolastico che viene valutato, anche sui procedimenti valutativi usati dagli insegnanti nelle singole classi.
   Sui rapporti tra valutazioni "statistiche" e valutazioni "dei docenti"  (elementi comuni e diversità  nell'uso, nell'interpretazione e nel ruolo; stimoli che l'impostazione delle prime possono avere sulle seconde;  aspetti non presi in considerazione dalle valutazioni nazionali e internazionali)  ci soffermeremo in altri punti.

[2]  A conferma di quanto sopra detto, basta leggere l'articolo 2 dello statuto dell'INVALSI (finalità):
   L'Istituto, attraverso le proprie attività di studio e ricerca sul funzionamento dei sistemi formativi, delle politiche e delle prassi educative, la predisposizione e l'implementazione di strumenti di misurazione degli apprendimenti e delle competenze degli studenti e le attività di valutazione delle istituzioni scolastiche e formative da esso coordinate nell'ambito del SNV: promuove il miglioramento dei livelli di istruzione e della qualità del capitale umano, contribuendo allo sviluppo e alla crescita del Sistema d'Istruzione, motore di sviluppo dell'economia italiana e promotore di equità sociale, nel quadro degli obiettivi fissati in sede nazionale, europea e internazionale.
   Come si può notare, le finalità dell'INVALSI sono quelle di promuovere il miglioramento dei livelli di istruzione e della qualità del capitale umano attraverso la predisposizione e l'implementazione, fra le altre azioni, di strumenti di misurazione degli apprendimenti e delle competenze degli studenti: l'INVALSI quindi deve misurare i livelli di apprendimenti e promuove la crescita del sistema di istruzione  (vedi anche percorsi-strumenti-invalsi).

[3]  Il ruolo delle valutazioni degli insegnanti, come detto in [1], è sia quello di motivare all'apprendimento e di promuovere la crescita culturale, sia quello di certificare il conseguimento dei livelli di conoscenza e competenza. Ma i criteri su cui esse si basano e le loro prospettive sono diverse per le varie fasce scolastiche.
   Si pensi, per esempio, al delicatissimo passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria: il numero di docenti si moltiplica e con esso le pratiche valutative che, difficilmente, sono completamente condivise a livello di consiglio di classe  (anche nella scuola primaria la valutazione viene riferita ad obiettivi diversi per ogni disciplina ma senza una frammentazione dei punti di vista).  Ciò rischia di portare a un'impressione di disorganicità anche maggiore di quella reale, almeno per quel che riguarda studenti e famiglie.  La conseguenza è il rischio di un forte disorientamento, che non aiuta a realizzare uno degli obiettivi della valutazione degli insegnanti che, come abbiamo detto, è quello di coinvolgere maggiormente gli studenti nel dialogo didattico - educativo.
   Verso la fine della scuola superiore, poi, la valutazione deve essere finalizzata anche a orientare gli studenti alle scelte successive, non a distinguere i "bravi" dai "meno bravi" ma a individuare/sollecitare l'esplicitazione di interessi diversi (anche con diversificazioni nelle attività e nelle verifiche).

[4]  Ma ci è sempre chiaro quali sono i fini della valutazione? E (problema connesso) come si deve valutare?
   Spesso si adottano strategie di precisazione e limitazione degli strumenti valutativi, cercando di portarli verso caratteristiche di oggettività ed efficienza che rischiano di ridurne l'efficacia rispetto alle funzioni di certificazione effettiva delle conoscenze e delle competenze e di coinvolgimento dello studente nel progetto formativo, e rispetto alla individuazione di che cosa non funzioni nei percorsi di apprendimento avviati nelle classi.
   Vi è poi la selezione implicita, nascosta, che consiste nel mandare avanti sempre e comunque tutti, anche in assenza del conseguimento di conoscenze e competenze fondamentali, e che opera in modo maggiore, o più evidente, nella scuola di base.  Su questo torneremo nel punto [6].
   Un altro aspetto è la confusione tra successo scolastico (ottenere almeno la sufficienza) e successo formativo (acquisizione, consapevole e critica, di conoscenze e competenze che consentano di partecipare in modo informato e attento alle scelte della vita pubblica), di cui non di rado né genitori né insegnanti si rendono conto:  a volte si verifica il primo senza che si realizzi il secondo, e, viceversa, a volte chi vuole capire il perché  (delle cose insegnate, delle valutazioni effettuate, …)  senza accontentarsi di ripetere  viene valutato negativamente.  E i "corsi di recupero" svolgono sempre il ruolo di recuperare i soggetti alla loro dimensione di studenti o, spesso, consentono solo di conseguire il successo scolastico (la sufficienza)?
   La confusione tra successo scolastico e successo formativo è evidenziata dal fenomeno del "teaching to the test", termine colloquiale con cui viene chiamata la preparazione ai test standardizzati:  il successo nei test dovrebbe essere una conseguenza naturale di un buon percorso di formazione e non conseguenza di un addestramento alle prove!
   Invero, spesso si organizzano le prove di verifica in modo che gli alunni riescano, e NOI si sia soddisfatti

[5]  Quali sono le caratteristiche delle prove INVALSI (e di altre analoghe)?  Facciamo solo qualche cenno.  Sono frutto di un lavoro condiviso di molte persone.  Ogni quesito e le risposte previste hanno specifiche caratteristiche volte a individuare particolari misconcetti.  Le prove non hanno la finalità di valutare i singoli alunni ma di fare statistiche sulle diversità delle prestazioni nelle varie realtà scolastiche e stimolare riflessioni sull'organizzazione delle pratiche didattiche.  Presentano quesiti riferiti a contesti non esplicitamente disciplinari, quesiti in cui le discipline sono da applicare a contesti, quesiti riferiti a conoscenze prettamente disciplinari,  non quesiti su temi prefissati a cui gli insegnanti debbano allenare gli alunni  (vedi invalsi-areaprove-matematica).

[6]  Queste prove non hanno come obiettivo principale quello di fornire valutazioni individuali, ma possono servire all'insegnante per valutare e orientare quello che sta facendo, anche per pensare a come organizzare le verifiche nelle sue classi (ad esempio non solo sugli ultimi argomenti affrontati in classe, prevedendo quesiti sia a risposte chiuse che a risposte aperte, riflettendo sul ruolo dei distrattori, graduando i quesiti e presentando quesiti affrontabili con diversi livelli di astrazione o con approcci più o meno esperienziali, …).
   Ma le verifiche dell'insegnante non hanno obiettivi di "riproducibilità" e di confronto tra realtà scolastiche diverse.  Dovrebbero poi costituire una valutazione "dinamica", effettuata in un arco di tempo ampio:  mirare a sviluppare gradualmente l'organizzazione mentale dei concetti,  cercar di far emergere e mettere a confronto o in contraddizione le idee, i pregiudizi, le conoscenze distorte dei propri alunni,  prestare attenzione alle ambiguità/confusioni a cui possono dar luogo le diverse semantiche del linguaggio comune e dei linguaggi matematici,  non essere solo individuali ma basarsi anche su lavori a gruppi eterogenei in cui possono integrarsi abilità/atteggiamenti diversi, ...
   La "dinamicità" che dovrebbe caratterizzare la valutazione è da legare anche alle diversità tra i punti di partenza degli studenti, che è sempre esistita ma che ora è più "varia" (basti pensare alla maggiore presenza di alunni non italofoni o ai "disturbi" di apprendimento più o meno certificati);  questa varietà è, attualmente, anche da legare alle problematiche connesse alla gestione dell'emergenza sanitaria.

[7]  Un altro aspetto, assai importante, è stimolare gli alunni ad affrontare prove di verifica autonomamente, senza il controllo dell'insegnante, con la possibilità di autocontrollarsi, di riprovare, di gestirsi i tempi, di procedere in più modi, per approssimazioni successive, da un particolare o dal generale, mettendo insieme o riaggiustando pezzi di cose già fatte, …  In questo contesto è assai utile (non solo nella scuola superiore) il ricorso all'uso del computer e del vario software a disposizione (indicando agli studenti quello affidabile, non quello delle case editrici …).  Ovviamente questo è possibile se gli alunni vengono educati all'uso dei mezzi di calcolo, non relegando questo ad ore fissate di "laboratorio informatico".

[8]  Una riflessione specifica andrebbe rivolta agli intrecci, vari, tra i due tipi di valutazione.  Su questo, e su altro (e in particolare su che cosa "è mancato" a un più deciso miglioramento dei processi valutativi), lasciamo spazio alla discussione.

Altro
Alcuni documenti che possono essere utili per approfondire il tema:
Cos'è e come funziona l'indagine OCSE-PISA
Sulle prove TIMMS
Le prove INVALSI in breve
Analogie e differenze tra prove PISA e INVALSI (ante 2014 - vedere in particolare il 1º paragrafo)
Idee su come impostare l'insegnamento della matematica (e la sua verifica)